Category: Scuola

Come rendere un testo (qualunque testo) comprensibile a tutti

Intervista di Stefania Leone a Maria Luisa Gargiulo*

È l’importanza della lettura autonoma, nella crescita di ogni persona, come mezzo per accedere alle informazioni e comprenderle al meglio, la ragione principale che ha spinto Maria Luisa Gargiulo e Alba Arezzo a pubblicare “Come rendere comprensibile un testo. Guida per educatori ed insegnanti alle prese con persone con bisogni speciali”, vero e proprio libro di lavoro da cui prendere spunti per l’adattamento personalizzato di un testo scolastico e non. Di tale testo – che verrà presentato anche domani, 28 aprile, a Bologna – abbiamo parlato con una delle due Autrici, Maria Luisa Gargiulo.

Si chiama Come rendere comprensibile un testo. Guida per educatori ed insegnanti alle prese con persone con bisogni speciali (FrancoAngeli, 2017) ed è un volume da considerarsi come un vero e proprio libro di lavoro, una guida da cui prendere spunti e consigli per un adattamento personalizzato di un testo scolastico e non.
Scritto da Maria Luisa Gargiulo e Alba Arezzo, il volume è stato presentato il 6 aprile scorso presso la Sala Aniene della Regione Lazio [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.], una singolare sala organizzata come una tavola “rotonda” o meglio “ovale”, in cui ciascun invitato è stato fortemente facilitato nell’interagire attivamente nella discussione.
L’evento, organizzato dal Consiglio Regionale del Lazio dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), è stato introdotto dal presidente dellostesso, Claudio Cola, che ha mediato gli interventi e le domande dei presenti nel corso del pomeriggio. Io sono stata invitata alla presentazione in rappresentanza dell’ADV (Associazione Disabili Visivi) e ho seguito con molto interesse i vari interventi e testimonianze dei partecipanti, da Stefania Stellino, presidente dell’ANGSA Lazio (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), a Maria Clarice Bracci, tiflologa, educatrice professionale e docente; da Antonella Romanini, che ha proposto una testimonianza come genitore di una bambina con duplice disabilità, ad Ersilia Bosco, psicologa clinica e psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Suoni e Immagini per Vivere.
Agli interventi dei relatori – tutti particolarmente interessanti e alcuni profondamente toccanti – si sono alternati approfondimenti proposti da Maria Luisa Gargiulo e letture di brevi brani del testo, a cura di Alba Arezzo, il tutto per introdurre via via i temi trattati.
E a proposito delle Autrici, Gargiulo è psicologa e psicoterapeuta, che lavora da oltre vent’anni con ragazzi e bambini in difficoltà, con i loro genitori e insegnanti. È consulente, formatore e supervisore di progetti per persone in età evolutiva con deficit visivo o doppia diagnosi, e si trova al suo quarto libro. Arezzo, invece, è laureata in Lettere e Scienze dell’Educazione e della Formazione e lavora in àmbito educativo come assistente alla comunicazione tiflodidattica e come educatrice per persone con disabilità visiva associata ad altri deficit, disturbi dello spettro autistico, deficit intellettivo e disturbi comportamentali.
Insieme a Maria Luisa Gargiulo abbiamo voluto conoscere approfonditamente le tematiche e le motivazioni di questo libro.

C’è un motivo particolare che vi ha indotto a scrivere Come rendere comprensibile un testo?
«Sì, l’importanza, nella crescita di ogni persona, della lettura autonoma, come mezzo per accedere alle informazioni e comprenderle al meglio. Abbiamo verificato infatti che mettere a disposizione del materiale didattico, diciamo adattato 1 a 1, ottimizza lo sforzo della persona per la comprensione del testo.
A molte persone con varie disabilità e bisogni speciali, fornire un testo non adattato impedisce la reale comprensione in autonomia e non sviluppa di pari passo anche il gusto per la lettura. Ciò accade sia in caso di deficit visivo associato a scarsa esperienza, sia di deficit psicocognitivi correlati a difficoltà di comprensione, con il risultato negativo di avere studenti dipendenti dagli assistenti, nella lettura e nello studio. La cosa, a nostro parere, è molto grave e dannosa per la crescita intellettiva e sociale».

• A chi è rivolto il libro?
«Ad insegnanti, educatori, assistenti alla comunicazione, genitori di bambini con disabilità o bisogni speciali, e a coloro che producono testi o devono personalizzarli per fasce specifiche di utenti. Molti di questi erano anche presenti il 6 aprile all’incontro presso la Regione Lazio».

• Qual è l’obiettivo di questo lavoro?
«L’obiettivo finale è l’adattamento di un testo, senza necessariamente ridurre la quantità di informazioni contenute nell’originale. È importante esplicitare gli aspetti impliciti di un testo (in relazione a deficit metacognitivi o ai disturbi dello spettro dell’autismo e della comunicazione) e operare la descrizione analitica delle immagini (in base a deficit visivo o problemi di decodifica delle illustrazioni)».

• Quindi, chi sono i destinatari di un libro riadattato?
«Sono le persone con difficoltà specifiche, come i disturbi autistici ad alto funzionamento, con deficit visivo con scarsa esperienza, con deficit uditivo e difficoltà a decodificare il linguaggio e la difficoltà a comprendere gli aspetti formali e pragmatici della comunicazione. Infine, le persone con deficit intellettivo lieve».

• In quali àmbiti potrebbe essere utilizzato questo testo?
«Credo che il libro possa essere utile in contesti di apprendimento e in ambiente scolastico. Vi si trovano infatti numerosi esempi sulle tecniche di esplicitazione e di descrizione, come forme di facilitazione della comprensione, attraverso la rielaborazione strutturale e formale di parole, frasi, contenuti e immagini di un testo».

• Secondo lei, un libro riadattato perde in stile e fascino?
«Ovviamente sì, ma lo dichiaro con orgoglio. Infatti, se scomponiamo periodi elegantissimi, questi forse diverranno brutti, ma comprensibili e certamente meno eleganti, però la differenza sta nel comprenderli o non capirli affatto e impararli a memoria. La lingua può essere più bella se si compongono forme linguistiche piacevoli ed eleganti, anche lasciando al Lettore un po’ di mistero che affascina sempre ed intriga, ma ciò è vero quando ce lo possiamo permettere. Ci sono persone che non se lo possono permettere, magari solo per un problema di “memoria di lavoro” o a breve termine; quando ad esempio, al termine di una frase principale con tante secondarie, non ricordano più le prime parole, in quanto nel registro della memoria verbale lo “ spazio” è insufficiente. In caso di deficit intellettivo puro, accade poi che non si comprendano i nessi logici, se espressi da frasi troppo articolate e incastrate ad altre».

• Com’è nata l’idea del libro?
«Prima di questo libro, Alba Arezzo ed io abbiamo ideato e realizzato dei corsi sull’argomento e sulle tecniche di cui stiamo parlando. Ammetto che il pallino dei corsi di formazione è completamente colpa mia! Ad Alba è venuta l’ottima idea di scrivere un libro che potesse essere direttamente un workbook operativo. In realtà non sapeva a cosa e a quali fatiche e vicissitudini saremmo andate incontro, ma certamente la ringrazio, perché è stata un’esperienza bellissima che ci ha arricchito tanto».

• Oggi si parla molto di libri “semplificati”, che cosa ne pensa?
«Penso che possano risultare spesso ancora meno comprensibili del libro originale! Se infatti il contenuto viene “potato”, i pochi elementi che restano possono lasciare tanti dubbi e di conseguenza “umiliare” maggiormente chi non comprende.
In questo nostro libro parliamo di “esplicitazione” invece che di “semplificazione”, per non incorrere in confusione. La nostra tecnica di riadattamento di un testo consiste nel semplificare la forma linguistica, esplicitando le frasi originali in frasi via via più semplici e poi aggiungendo informazioni, piuttosto che togliendo».

• C’è qualche caso in cui sconsiglierebbe di acquistare questo libro?
«La particolarità di Come rendere comprensibile un testo è che non contiene compiti già fatti, da copiare e riproporre come lezione. Vi è invece illustrata la metodologia su come adattare un testo, e quindi, se non si è intenzionati a lavorare su un testo, io sconsiglio di acquistarlo, perché non contiene lezioni precotte “da scongelare”».

• Una mia curiosità: quanto tempo avete impiegato a scrivere un libro di questa portata?
«Al netto di varie interruzioni, circa otto mesi, ma questo è solo il tempo materiale ed effettivo. Per scrivere queste cose ci vuole tanta esperienza e rispetto per chi le legge. C’è il timore di scrivere testi non comprensibili o di non conoscere sufficientemente la materia per considerarsi autorevoli. È inevitabile fare errori nel corso della carriera, questi però ci consentono di imparare, e noi in un certo senso siamo “pioniere”, in quanto non esiste un libro analogo – nemmeno all’estero – che tratti globalmente tutti i temi che noi abbiamo trattato, ma solo alcuni aspetti particolari. Direi che il tempo di incubazione è praticamente tutto il tempo dei nostri studi e del nostro lavoro, forse di tutta una vita».

• Come possiamo acquistarlo?
«Il volume è edito da FrancoAngeli e se ne trova una versione stampata sia acquistabile in libreria che sui siti web che spediscono il libro a casa. C’è poi anche la versione e-book scaricabile sia dal sito dell’editore sia dai siti specifici da cui è possibile acquistare libri in formato .pdf.  E ancora, esiste una pagina Facebook, nella quale si trovano approfondimenti, le date delle presentazioni nelle altre città e informazioni riguardanti i corsi di formazione. Approfitto di questa intervista per chiedere a chi è interessato di inserire le proprie recensioni e impressioni sulla nostra pagina.
Tengo infine a sottolineare che la prefazione del libro è di Carlo Hanau, già docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia e direttore del corso di perfezionamento e master Autismo e disturbi dello sviluppo, basi teoriche e tecniche di insegnamento comportamentali, fondatore e direttore responsabile del “Bollettino dell’ANGSA”».

• Leggendo il libro, e in particolare il capitolo in cui si parla di deficit visivo, ho riflettuto su come si comunica e su come si dovrebbe cambiare il modo di descrivere, mettendosi nei panni di chi ascolta. Io stessa – come persona non vedente, ma non dalla nascita – generalmente valuto l’accessibilità dei testi solo dal punto di vista tecnico, mentre una vera “accessibilità universale” non dovrebbe prescindere dal contenuto. In altre parole, credo che il modo in cui a un cieco vengono descritte le immagini e le scene che lo circondano dovrebbe tener conto del fatto se sia nato cieco o se lo sia diventato. Ad esempio le allusioni alla prospettiva o alle varie gradazioni di luce e ombra possono essere poco comprensibili a chi non vede dalla nascita?
«Certamente. I deficit di cui parliamo li conosciamo professionalmente bene, ma non solo, dato che io stessa sono una persona con disabilità visiva. Spesso ci si accorge in ritardo che ogni bambino va cresciuto “mattoncino per mattoncino”, e si dà per scontato che i ragazzi capiscano tutto. Qualche genitore pensa che il proprio figlio sia sùbito perfettamente in grado di comprendere e che farà immediatamente cose difficili e astratte. Invece le spiegazioni apparentemente banali sono fondamentali e andrebbero impartite ai bambini sin da piccoli, ovviamente con opportune esperienze concrete e modalità operative».

Pur non essendo un’addetta ai lavori, ho seguito tutto il libro con interesse e ritengo che se ne comprendano con facilità metodologie e concetti anche piuttosto specifici. Complimenti, dunque, e grazie per questo lavoro che riteniamo di utilità enorme alla didattica e alla crescita personale, augurandoci che venga ampiamente diffuso.
«Grazie, mi fa veramente piacere sentire i commenti positivi sul fatto che il testo si capisca e sia scritto in maniera facile da comprendere… mi voglio proprio godere questo momento!».

Stefania Leone è consigliera dell’ADV (Associazione Disabili Visivi). Maria Luisa Gargiulo è psicologa e psicoterapeuta, autrice tra l’altro – insieme ad Alba Arezzo – del libro “Come rendere comprensibile un testo”. Il presente approfondimento è già apparso nella rivista dell’ADV «Viaggiamo con il pensiero» (con il titolo “Un testo facile da comprendere, scritto per facilitare la comprensione”) e viene qui ripreso – con alcuni lievi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

Una nuova presentazione del libro di Maria Luisa Gargiulo e Alba Arezzo, Come rendere comprensibile un testo. Guida per educatori ed insegnanti alle prese con persone con bisogni speciali (FrancoAngeli, 2017), è in programma per domani, venerdì 28 aprile, all’Istituto Cavazza di Bologna (Via Castiglione, 71, ore 17-20). Nella pagina Facebook dedicata al libro sono disponibili tutte le informazioni.

Superando.it del 27-04-2017

Scuola: al via un progetto sperimentale per bambini con disturbi dello spettro autistico

Nei Comuni della Società della Salute della Zona Pisana sarà possibile avere in classe un’assistente specializzato nel metodo ABA.

PISA. Un progetto sperimentale rivolto ai bambini affetti da sindrome dello spettro autistico per coinvolgere, nelle scuole pisane, assistenti specialistici e specializzati in Applied Behavior Analysis (A.B.A.). E’ quanto previsto dal protocollo d’intesa siglato dalla Società della Salute della Zona Pisana, dall’Azienda Usl Toscana Nord Ovest, dalla Conferenza dei Sindaci per l’educativo, dalla Provincia di Pisa, dall’Ufficio Scolastico Territoriale, dal CTS provinciale e dall’Associazione Autismo Pisa Onlus.

Il progetto, che si realizza per la prima volta in Toscana, avrà una durata di quattro anni a partire da settembre prossimo. Esso si rivolge ad alunni e studenti delle scuole dell’infanzia, primarie, secondarie di primo e secondo grado con disturbo dello spettro autistico e certificazione di grave disabilità, che siano autorizzati dalla Asl al trattamento ABA.

Gli alunni con disturbo dello spettro autistico sono in aumento nelle scuole di ogni ordine e grado, in conseguenza della crescita, negli ultimi anni, del dato epidemiologico: uno ogni 150 nati vivi in Toscana. Mentre sono 150 i bambini e i ragazzi affetti da disturbo dello spettro autistico e patologie simili che frequentano nidi, scuole dell’infanzia primarie e secondarie di primo e secondo grado nel territorio della zona pisana.

Durante lo scorso anno (2015-2016), una piccola sperimentazione è stata avviata dalla Società della Salute della Zona Pisana presso l’Istituto comprensivo ‘Tongiorgi’ di Pisa, dove sei bambini sono stati seguiti da assistenti specializzati in ABA: gli esiti sono stati positivi e si è potuta registrare una diminuzione dei comportamenti problematici, una maggiore frequenza scolastica e un aumento delle loro competenze relazionali e sociali.

La programmazione dell’intervento ABA riguarda ogni aspetto cognitivo comportamentale utile a un migliore adattamento ed è individualizzata in base alle caratteristiche specifiche dello studente, del disturbo e della fase evolutiva e, in ambito scolastico, è condivisa dai GLIC (Gruppi di lavoro individuale sul caso, composti da personale scolastico, operatori, familiari). La validità di questo metodo è sostenuta nelle linee guida della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza, e da numerosi studi scientifici che dimostrano la sua efficacia nel migliorare le abilità intellettive, il linguaggio e i comportamenti adattivi nei bambini con disturbi dello spettro autistico.

Potranno fare richiesta dell’assistente specialistica le famiglie residenti nei Comuni della Sds della zona pisana già beneficiarie del contributo previsto dalla Regione Toscana per la riabilitazione con il metodo ABA. Sarà individuata una figura di riferimento per ogni alunno coinvolto nel progetto, un’assistente con preparazione specifica e certificata in ABA, possibilmente assegnando tutte le ore disponibili ad un singolo operatore, per garantire continuità nella programmazione tra scuola ed extra-scuola.

“Il protocollo nasce grazie alla collaborazione e alla continua sollecitazione dell’Associazione Autismo Pisa Onlus e viene applicato per la prima volta in Toscana – afferma la presidente della Società della Salute, Sandra Capuzzi – òa Regione Toscana si è impegnata a monitorare questa sperimentazione che noi valutiamo come un’opportunità innovativa. Aprire l’eccellenza della sanità toscana a nuovi metodi, peraltro già attivi in altre regioni, significa fare prevenzione e avere una gestione appropriata delle risorse”.

“E’ essenziale per i bambini che soffrono di disturbo dello spettro autistico, che gli interventi vengano coordinati e seguano la stessa strategia – spiega Susanna Pelagatti, presidente dell’Associazione Autismo Pisa Onlus – molte famiglie, grazie al contributo della Regione, seguono la metodologia ABA in strutture private, ma per potenziare questo percorso è importante che anche la scuola, dove i bambini passano buona parte del loro tempo, segua la stessa programmazione: solo così si aumenta l’efficacia del trattamento. A scuola i bambini e i ragazzi potranno ricevere, senza aggravio di costi per il pubblico, un’assistenza specialistica e specializzata in luogo di quella generica”.

“Il sistema di inclusione italiano è all’avanguardia anche rispetto ai paesi del Nord Europa – afferma Marilù Chiofalo, presidente della conferenza dei sindaci per l’educativo della zona pisana – in particolare, quello pisano è sempre stato innovativo, grazie alla piena condivisione da parte delle istituzioni delle istanze delle associazioni, a partire dagli aspetti culturali dell’inclusione che rappresentano i pilastri di questo settore. Anche questo nuovo progetto è un esempio di innovazione, che auspichiamo possa diventare una prassi stabile per l’inclusione di altre diverse disabilità”.

PisaToday del 01-03-2017

Autismo, un ciclo di formazione per i docenti

PESCARA. “L’integrazione scolastica degli alunni con disturbo dello spettro autistico” è il tema di un ciclo di quattro incontri di formazione sugli standard del metodo americano Aba, riservati ai docenti di sostegno, che si terranno nell’aula magna dell’istituto Aterno – Manthonè sulla Tiburtina fino al prossimo 21 marzo. L’iniziativa, a cura dalla coop sociale Polis con l’associazione Alba Onlus- Liberi dall’autismo, diretta da Victoriano Lemme, e dalla Fondazione Oltre le parole onlus. Circa 280 persone, tra i quali molti pediatri, hanno partecipato giovedi scorso all’assemblea inaugurata dall’assessore regionale alle Politiche sociali Marinella Sclocco, che ha ringraziato i presenti per il lavoro svolto: «Voi siete braccia, testa e cuore, coloro che fanno crescere il bene più prezioso: i nostri figli». Prossimi appuntamenti, venerdi 10 marzo; martedi 14 marzo e martedi 21 marzo, dalle 15 alle 19. La partecipazione è gratuita.

Il Centro del 25-02-2017

10 libri per promuovere l’inclusione a scuola

Quali sono i libri migliori per parlare di inclusione a scuola? Ecco una serie di titoli da tenere in considerazione.

L’inclusione a scuola deve essere l’obiettivo primario di ogni insegnante, ma anche a casa possiamo fare molto per insegnare ai bambini ad affrontare le “diversità”. Ecco alcuni utili libri per promuovere l’inclusione a scuola… e non solo a scuola!

1 L’inclusione scolastica degli alunni con bisogni educativi speciali e aspetti pedagogici della normativa, di Chiara Oliva, edito da Di Girolamo

2 Buone prassi di integrazione e inclusione scolastica, di Canevaro, Ianes, edito da Centro Studi Erickson

3 Promuovere l’inclusione scolastica. Il contributo dell’approccio pedagogico globale, di Claudio Girelli, edito da La Scuola

4 Imparare assieme per imparare a vivere assieme. Inclusione scolastica e coesione sociale negli scenari 2.0, di Tiziana Chiappelli, edito da Nerbiniù

5 Fare inclusione. Strumenti didattici autocostruiti per attività educative e di sostegno, di Flavio Fogarolo e Claudia Munaro, edito da Centro Studi Erickson

6 Alunni speciali. Apprendere l’inclusione a scuola, di Aminta Patrizia Infantino, edito da La Meridiana

7 Proverbi e saggezza popolare tra i banchi di scuola per l’inclusione scolastica, di Rosalinda Chiaramonte, edito da youcanprint

8 Una scuola, un bambino. Un progetto di inclusione per i bambini della scuola dell’infanzia, di Emanuela Alegiani e Maria Teresa Lenoci, edito da Armando Editore

9 L’inclusione educativa. Indicazioni pedagogiche per la disabilità, di Marisa Pavone, edito da Mondadori Università

10 Bisogni educativi speciali e inclusione, di Dario Ianes, edito da Centro Studi Erickson

Scuola e innovazione: da Pisa parte la sfida europea del digitale

PISA. Una rete internazionale per condividere le buone pratiche e definire una strada europea in tema di innovazione della didattica, anche mediante le tecnologie digitali. È questa la sintesi del progetto Digital Schools of Europe, avviato a Dublino ad ottobre 2015, e che vede la partecipazione, oltre all’Irlanda capofila, e all’Italia rappresentata da Pisa, di Svezia (Malmö), Danimarca (Copenaghen), Francia (Limoges), Portogallo (Lisbona), Spagna, ciascuna con una Municipalità e/o Università e due Scuole. Per Pisa, gli IC Toniolo e Gamerra, sebbene localmente tutta la rete di Scuole sia coinvolta. Ogni Paese mette le sue specialità, con quelli nordici protagonisti di straordinarie innovazioni di sistema scolastico: Pisa dedica il meeting ad una caratteristica distintiva del sistema italiano ovvero l’inclusione delle diverse abilità (nei Paesi nordici studenti disabili frequentano le scuole speciali). L’obiettivo è definire lo stato della situazione europea sul tema dell’innovazione analogica dei processi di apprendimento, e in quali e quanti modi le tecnologie digitali possano favorire e rendere attuale questa rivoluzione, analizzare i bisogni e tracciare la strada per i prossimi passi anche attraverso la condivisione di buone pratiche.

Un tema di interesse dell’Unione Europea, tanto che al meeting pisano è intervenuto Pan Kempilys, del Joint Research Center della UE, per osservarne i lavori e con l’intenzione – condivisa in un incontro al vertice anche in presenza dell’Assessora all’Istruzione della Regione Toscana Cristina Grieco e del Dirigente UST Luigi Sebastiani anche in rappresentanza dell’USR, oltre che dall’Assessora Chiofalo – di individuare con quali programmi, piani, e risorse l’Unione possa supportare questo processo nato dal basso. Per tre giorni ( dal 9 all’11 febbraio) i partners del progetto si incontrano nella nostra Città, dopo gli incontri a Dublino, Oulu (Finlandia) e Copenaghen, per la conferenza transnazionale di programma. Un ponte tra l’Europa e l’Italia nel cambiamento attualmente in atto con il Piano Nazionale per la Scuola Digitale, all’interno del quale Pisa si pone come soggetto di sperimentazione. Le criticità in Italia sono molte, a partire da quelle strutturali come la connettività internet e le dotazioni di dispositivi, ma spesso le infrastrutture ci sono e vengono utilizzate in modo inappropriato o affatto: come condiviso dai partner europei, questo è un problema comune e per questo è necessario avere luoghi e tempi per codificati per la ricerca e innovazione per la didattica che serve, con le tecnologie un mezzo per questo obiettivo e non un fine. Durante il meeting verranno lanciati ufficialmente i due percorsi paralleli “ Digital schools of Pisa” e “Digital schools of Malmö”, con le due Città a collaborare tra loro, ovvero un sistema che consentirà di certificare a livello internazionale le scuole impegnate nell’innovazione digitale, sul modello di quella Irlandese che tiene conto delle dotazioni e della rete delle varie scuole ma che punta soprattutto al supporto di una cultura dell’uso degli strumenti a disposizione delle scuole. In un fittissimo programma di lavori, pensato anche per valorizzare e collegare tutte le realtà pisane con le loro eccellenze attorno al tema scelto, i partners potranno visitare ed interagire con i laboratori di biorobotica e robotica educativa del Sant’Anna, la ludoteca di Registro.it del CNR, dove incontreranno anche l’esperienza di Fabio Viola uno dei maggiori esperti al mondo di gamification, il centro Piaggio dell’Università sulla robotica e l’ICT, la cave 3D e Virtual Immersion in Science alla Scuola Normale che ospiterà anche un meeting, e saranno anche ospiti delle nostre scuole: tre comprensivi (Toniolo; Gamerra e Galilei) e due Superiori (Liceo Carducci e ITI Leonardo Da Vinci) infatti illustreranno le loro attività innovative come il Senza Zaino, i laboratori di coding e robotica educativa.

Tutti si sposteranno con bus dedicati e messi a disposizione dal CTT Nord, grazie al Presidente Andrea Zavanella: “L’azienda ha accolto con entusiasmo la richiesta di collaborazione del Comune di Pisa su questo importante progetto europeo. Siamo particolarmente orgogliosi di essere il mobility partner di questo meeting perché condividiamo in pieno le finalità del progetto relative all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali per migliorare la fruizione dei servizi didattici in particolare da parte dei ragazzi con disabilità. Facciamo gli auguri a tutti i partecipanti al meeting affinché questi giorni a Pisa siano il più possibile produttivi, grazie anche ai servizi di CTT che gli consentiranno di raggiungere facilmente ed in modo sostenibile le location dell’evento”.

“Accogliamo i prestigiosi partners europei e Mr. Kemplys della UE condividendo con loro le nostre eccellenze – ha sottolineato l’assessora Marilù Chiofalo – grazie alla collaborazione di CNR, Scuola Sant’Anna, Università di Pisa e Scuola Normale ed alle Scuole pisane, coordinate dagli IC Gamerra e Toniolo con le professoresse Cristina Morelli e Oriana Carella. A Pisa sono nate innovazioni come Smart Inclusion 2.0 per la scuola in Ospedale, Socrate per i Disturbi Specifici di Apprendimento, la Robotica Educativa con la Scuola Superiore Sant’Anna e la Stella Maris, la formazione sulle tecnologie assistive per la didattica e i servizi d’avanguardia offerti dall’Università di Pisa. Tutte esperienze che vanno al cuore del tema: per fare una scuola di successo per ciascuno è necessario sapere ritagliare il processo di apprendimento sui talenti di ogni studente a partire da chi ha maggiori fragilità per importanti difficoltà in alcune abilità e grandi altri talenti. Pisa si presenterà alle altre nazioni consapevole di avere molto da offrire in questo settore, ma anche molta strada ancora da fare, che vorremmo percorrere anche utilizzando le risorse che la UE metterà in campo anche grazie al nostro network Digital Schools of Europe.”

La Nazione del 10-02-2017

Autismo e integrazione sociale: dalla scuola ad altre realta’

È questo ilsottotitolo di “Guardami negli occhi”, convegno promosso per il 22 ottobre a Belluno dalla giovane ma già molto attiva Associazione di Promozione Sociale Gruppo Autismo Belluno, l’unica nella propria Provincia ad occuparsi di disturbi dello spettro autistico, nata con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone affette da autismo e delle loro famiglie, sia nell’immediato che nella prospettiva del cosiddetto “Dopo di Noi”.

BELLUNO. “Guardami negli occhi”«Siamo un piccolo gruppo di genitori con bambini e ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico, residenti nelBellunese, che dopo esserci interrogatisul futuro dei nostrifigli, abbiamo via via individuato le strutture presenti nel nostro territorio, nel Veneto e in altre Regioni, alle qualirivolgerci per sostenere e promuovere iservizi educativi e abilitativispecifici per questo tipo di disabilità. La persona con autismo, infatti, ha bisogno di sperimentare situazioni disuccesso e integrazione, dal mondo della scuola a quello degli altri contestisociali con i quali entrerà in contatto; obiettivo finale è ilraggiungimento di un’autonomia tale da permettere una vita serena, il più possibile “normale” e indipendente dalle famiglie. E tuttavia l’inclusione sociale, l’autonomie la dignità di vita per le persone con autismo sono certamente valori che sosteniamo con forza, ma che richiedono un intervento permanente e mirato sulla persona nelrispetto della sua unicità. Occorre dunque preparare oggi ilfuturo dei nostriragazzi, consapevoli che potremo accompagnarli, soltanto in parte, nel loro difficile cammino come individui nella nostra società». Così i genitori dell’Associazione di Promozione Sociale Gruppo Autismo Belluno, giovane ma già molto attiva realtà, l’unica nella propria Provincia ad occuparsi di disturbi dello spettro autistico, presentano il convegno intitolato Guardami negli occhi. Autismo e integrazione sociale. Dalla scuola ad altre realtà, promosso per sabato 22 ottobre nella città veneta (Centro CongressiBelluno, Teatro Giovanni XXIII, Ex Centro Giovanni XXIII, Piazza Piloni, ore 15).

Moderati dallo psichiatra Tiberio Monari, interverranno all’incontro il dirigente scolastico Ezio Busetto (Integrazione e continuità scuola-lavoro: presentazione del Progetto “Uno sguardo oltre la scuola”), lo psichiatra e psicoterapeuta Lucio Moderato della Fondazione Istituto Sacra Famiglia diCesano Boscone (Milano) (Progettare la scuola e iservizi per le persone con autismo), un rappresentante di Dolomitibus (Un amico speciale: Servizio Dolomitibus. Autonomia e mobilità delle persone con autismo nel territorio bellunese: un esempio virtuoso) e Paolo Orsi, psichiatra dello staff diCascina Rossago, la “fattoria sociale” creata e gestita in collaborazione con il Laboratorio Autismo dell’Università di Pavia e specificamente studiata per ospitare persone adulte con autismo, prezioso e imprescindibile punto diriferimento per chiunque intenda affrontare nel nostro Paese questo tipo di problemi(Cascina Rossago: luogo di vita per adulti con autismo). (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@gruppoautismobelluno.org.

Superando.it del 20-10-2016

Autismo: l’inclusione non decolla se i docenti curricolari stanno sulla difensiva

La Fondazione Giovanni Agnelli ha curato la valutazione di un progetto biennale per accompagnare iragazzi con autismo nel delicato passaggio dalle medie alle superiori. Grande apprezzamento da parte degli alunni(tutti) e delle famiglie, ma restano i problemi disempre: scarsa partecipazione dei docenti curricolari alle attività formative, delega agli insegnanti di sostegno, suddivisione dei compiti tra insegnante disostegno ed educatore.

L’inizio di un nuovo ciclo scolastico è un momento particolarmente critico per l’inserimento dei soggetti con autismo. Partendo da questa osservazione, maturata nell’esperienza, l’Angsa (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) di Torino, con ilsupporto dell’ Ufficio Scolastico Territoriale di Torino, della Città Metropolitana e della Onlus Associazione diIdee ha promosso una sperimentazione – il Progetto Superiamoci- realizzata per due anni in alcune scuole della città e volta costruire un “clima di classe”, che faciliti l’inclusione e la corretta socializzazione con il compagno autistico. Il “clima di classe” risulta infatti essere un fattore determinante per agevolare il passaggio degli studenti con autismo dalle scuole medie alle superiori: ma come è possibile costruirlo? Il Progetto Superiamoci ha creato un modello, i cui risultatisono stati valutati dagli esperti esterni di Fondazione Agnelli.

Quattro le tappe previste nel progetto, che ha coinvolto sette ragazzi con autismo che nell’anno scolastico 2015/16 erano iscritti alla prima classe delle superiori(le scuole coinvolte sono state IPC Bosso Monti, Torino; ITES Russell Moro, Torino; IIS Norberto Bobbio, Carignano; Liceo Classico Musicale Cavour, Torino; IIS Paolo Boselli, Torino; ISS Dalmasso, Pianezza; Primo Liceo Artistico, Torino):

1. accompagnamento guidato, da parte dell’educatore diriferimento assegnato alragazzo, dalla scuola secondaria diI grado alla scuola secondaria diII grado;

2. formazione specifica degli insegnantisull’autismo, per tutte le scuole della provincia di Torino;

3. sensibilizzazione del “gruppo classe di compagni e genitori” che accoglieranno ilragazzo con autismo;

4. realizzazione di interventi di assistenza specialistica ad hoc, efficaci ed efficienti, da parte di esperti in autismo (educatori professionali, psicologi, pedagogisti).

Al termine del progetto, dalla survey sui compagni di classe è emersa una valutazione positiva dell’attività di informazione e sensibilizzazione sull’autismo, giudicata utile dal 98% degli studenti per conoscere i disturbi dello spettro autistico e comprendere (anche empaticamente) il proprio compagno “speciale”, oltre che per sapere come relazionarsi e comportarsi con lui. Il 40% deiragazzi/e intervistati ha affermato di aver “ideato” alcune strategie per comunicare e relazionarsi adeguatamente col proprio compagno autistico, mentre un altro 7% di alunni ha addirittura affermato di avere “predisposto” strumenti e “percorsi” facilitatori per favorirne l’inclusione in classe e a scuola. Anche genitori, insegnanti e dirigentiscolastici hanno sostanzialmente confermato la validità dell’iniziativa, sostenendone l’utilità e l’efficacia e chiedendone la continuazione negli anniscolasticisuccessivi. I genitori hanno molto apprezzato l’assistenza specialistica fornita dagli educatori e dagli esperti in autismo a supporto delle famiglie e degli insegnanti: una delle caratteristiche più apprezzate di Superiamoci è l’aver contribuito a rassicurare le famiglie nel critico passaggio tra i due cicli d’istruzione e l’aver favorito maggiorisinergie tra le famiglie e la rete degli operatori. La capacità difornire un sostegno specifico e di creare una sinergia con genitori, operatorisocio-sanitari, compagni e comunità scolastica diventa centrale nelle scuole secondarie diII grado, che rappresentano il contesto privilegiato di apprendimento di competenze spendibili in una futura attività lavorativa.

Soddisfatti gli alunni, i genitori, gli insegnanti e i dirigenti, d’accordo, ma qualisono per gli esperti di Fondazione Agnelli i punti deboliravvisati? Glistessi dell’inclusione scolastica italiana tout court, a cominciare dalla «scarsa partecipazione dei docenti curricolari alle attività formative» e dalla scarsa «collaborazione tra insegnanti disostegno e curricolari, indubbiamente legato al diffuso atteggiamento di delega nei confronti del docente disostegno per quanto riguarda l’inclusione degli alunni disabili nelle classi». Anche l’uso delle ore di assistenza specialistica, con una suddivisione netta dei compiti tra educatrice (più concentrata sugli aspetti relazionali e sulle autonomie delragazzo) e insegnante disostegno (dedicata agli aspetti di tipo didattico) riflette una concezione dell’inclusione deiragazzi con disturbo dello spettro autistico e, più in generale, con disabilità, piuttosto riduttiva: «La doppia separazione di compiti e competenze appare una soluzione non ottimale in vista dell’adozione di un approccio direte, che favorisca la costruzione e realizzazione di un progetto di vita finalizzato all’inclusione del ragazzo autistico all’interno della società, dopo la fine del percorso scolastico».

In prospettiva – conclude la valutazione di Fondazione Agnelli- «si auspica un maggiore coinvolgimento del corpo docente, che spesso si trincera dietro un atteggiamento difensivo e giustificatorio, adducendo motivazioni legate alla numerosità della classe, e un coordinamento del personale disostegno ed educativo finalizzato alraggiungimento delle autonomie e all’individuazione delle abilità potenziali da sviluppare. Nelle future edizioni di Superiamoci, quindi, bisognerebbe individuare strategie concrete per coinvolgere il collegio docenti e il Consiglio di classe all’interno della sperimentazione ed evitare che si verifichi una suddivisione dei compiti tra insegnante disostegno ed educatore. Andrebbe quindi promossa una collaborazione più permeabile tra le due figure educative, e maggiormente proiettata alla costruzione di un “progetto di vita” che fornisca allo studente con disturbi dello spettro autistico competenze utili e spendibili anche dopo la conclusione delsuo percorso scolastico e in vista di un’inclusione sociale e lavorativa praticabile e sostenibile».

Vita.it del 05-10-2016

 

 

Universita’ “facile” per i disabili

PAVIA. L’Università di Pavia ha ottemperato alla legge 104/92, per “l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”, che sancisce il diritto all’integrazione scolastica e sociale delle persone disabili nelle scuole, introducendo la figura del delegato del Rettore per la disabilità. Inoltre ha istituito un ufficio che si occupa di realizzare le attività e i servizi volti agli studenti disabili in ambito universitario, consentendo la frequenza alle lezioni e l’accesso a tutte le strutture universitarie. Il Centro servizio di Ateneo Servizio assistenza ed integrazione studenti disabili e con DSA “SAISD” realizza, attraverso forme di accoglienza personalizzate e una programmazione degli interventi mirata alla individuazione e valorizzazione delle abilità e capacità personali, l’assistenza agli studenti con disabilità e Disturbi specifici di apprendimento (DSA). Il centro ha attuato interventi per sostenere e facilitare l’accesso alla tecnologia assistiva e ad individuare gli ausili tecnici che potrebbero ridimensionare gli effetti invalidanti della disabilità. Organo deliberativo del centro è il Comitato tecnico scientifico (Cts) che promuove e coordina le attività. Lo compongono i professori Gianni Danese, Pierluigi Politi, Bruno Tonoletti, Cesare Dacarro, Carla Cattaneo, Cristina Montomoli, la dottoressa Maria Domenica Reto e il dottor Giovanni Bernardini, dell’Asl di Pavia. Oltre a due rappresentanti degli studenti, delle rispettive associazioni studentesche in senato accademico e consiglio di amministrazione. Tra i diversi progetti realizzati alcuni si sono distinti per efficacia e innovazione: mappe tattili, la pratica dell’attività sportiva “Abili si diventa”, Progetto domotica, progetto “3D@UniPV”, finalizzato alla creazione di immagini tattili per ottenere un approccio più innovativo ed interattivo alla didattica da parte di studenti con disabilità.

La Provincia Pavese del 03­08­2016

Il diploma di Paolo “La sua rivincita contro l’autismo”

La mamma: «Difficoltà alle elementari e alle medie ma il supporto alle superiori lo ha fatto migliorare». L’insegnante: «Soddisfatti per il voto di 97/100».

THIENE. In questi giorni sono molti i ragazzi che aspettano all’ingresso degli istituti scolastici l’affissione degli esiti delle prove di maturità. Ma tra gli studenti di Thiene c’era anche un ragazzo che ha atteso forse con più trepidazione di altri di leggere il proprio nome con a fianco il rispettivo voto: si tratta di Paolo D’Elia, 21 anni, residente a Zanè affetto da una sindrome autistica di grave entità e che negli ultimi cinque anni ha frequentato l’istituto tecnico “Aulo Ceccato” di Thiene, ottenendo il voto di 97 su 100.Nel quinquennio Paolo ha imparato a convivere con la sua sindrome, mostrando una grande dignità e un netto miglioramento. E a testimonianza di ciò c’è l’attestato di certificazione delle competenze di scuola superiore che ha ottenuto dopo aver affrontato, esattamente come i suoi compagni, le prove scritte e quella orale.Per la madre, Ersilia Porceddu, «è stata una soddisfazione indescrivibile. Mio figlio soffre di un forma grave di autismo e durante le elementari e le medie ha dovuto superare molte difficoltà. Ma da quando ha iniziato a frequentare il “Ceccato” ha fatto importanti passi avanti: tutto ciò che sa lo ha imparato in questa scuola. Paolo è stato il primo studente certificato, ad aver concluso i cinque anni nell’Istituto. Inoltre la dedizione, la forza di volontà e la vicinanza di compagni e insegnanti hanno portato ad un miglioramento del suo carattere ottenendo una sorta di rivincita sull’autismo. Paolo non ha mai viaggiato senza la sua famiglia, ma quest’anno si è recato in gita con i suoi compagni a Budapest, Cracovia e Vienna. È stato un risultato incredibile». Quanto conseguito a scuola da Paolo è motivo di grande orgoglio per la famiglia. Ne è convinta Iliana Tricarico, insegnante di sostegno: «Un orgoglio che non scaturisce dal voto ottenuto, ma da qualcosa in più: è il completamento di un percorso lungo e faticoso, però costellato di soddisfazioni, di belle esperienze, di incontri importanti e di dimostrazioni di affetto. Nei cinque anni trascorsi all’Istituto thienese, Paolo ha compiuto un percorso meraviglioso, che lo ha portato a un miglioramento non solo delle conoscenze didattiche, ma anche delle abilità sociali e personali». Stando alla professoressa Tricarico, la famiglia ha giocato un ruolo fondamentale anche nel periodo scolastico, spronando e supportando Paolo. Allo stesso tempo, l’Ulss, la scuola, e in particolare i compagni di classe, hanno favorito il suo sviluppo personale e la sua socialità.«Cosa, questa, estremamente difficile da raggiungere per chi è affetto da sindrome autistica», conferma l’insegnante di sostegno. Al colloquio orale d’esame è stato presentato un book fotografico realizzato da Paolo, in cui è stato descritto il suo percorso e, in particolare, le esperienze più significative degli ultimi tre anni. «La preparazione all’esame è durata tutto l’anno scolastico e anche dopo la fine della scuola ­ aggiunge la docente ­ Paolo ha svolto le tre prove scritte insieme ai compagni, pur se diverse in contenuti e modalità. Avendo da sempre seguito una programmazione differenziata, i suoi esami sono stati preparati con le insegnanti di sostegno che lo hanno seguito durante il suo percorso, premiato dal voto».

Il Giornale di Vicenza del 20­07­2016

 

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