Oltre i tabù

Dal 25 Novembre al 6 Gennaio 2019 lo SpazioArte ospiterà la mostra “Oltre i tabù” – Antonio Delle Rose e Paolo Monina.
All’inaugurazione del 25 Novembre parteciperanno il presidente della fondazione dott.ssa Francesca Pongetti e il curatore della mostra Andrea Carnevali.
Ci saranno inoltre letture dei testi sul tema del dolore e della sofferenza a cura del prof. Roberto Rossini.
Testi poetici di: Umberto Saba, Amelia Rosselli, Dario Bellezza, Alda Merini.

Lo storico dell’arte Andrea Carnevali scrive sulla mostra:
Nell’era contemporanea il ruolo delle immagini è cresciuto così tanto da influenzare anche la linguistica. Il significato originario della parola sembra essersi allargato e talvolta avvicinato ai valori di molti artisti che hanno voluto attribuire alle parole per mezzo del linguaggio pittorico, fotografico o mediale (video arte, video installazioni ecc.). Le opere di Gina Pane sono diventate un simbolo del dolore fisico emotivo come liberazione dalle sofferenze continue nella vita. Le sue performance sono state sconvolgenti, ma hanno il potere magico rituale. Perciò la stessa parola tabù sembra aver assunto delle nuove eccezioni che sfuggono alla classificazione tradizionale, presentate, talvolta, dai linguisti e nei dizionari. Il titolo della mostra OLTRE I TABU’ potrebbe essere parafrasato con il termine sensibilità o differenze culturali. La negazione della diversità avviene,  quando si ha paura di soffrire è perciò i sentimenti sono censurati, ossia diventano un tabù. L’evento espositivo può raccogliere l’interesse di un pubblico di giovani che desidera approfondire i percorsi inconsapevoli dell’anima, grazie al linguaggio della fotografia, dell’arte informale o della pittura figurativa. La commistione espressiva tra fotografia e pittura è spesso impiegata dal cinema che ha sviluppato uno stile pieno di assonanze con altri linguaggi espressivi. Basti pensare alle celebri pellicole “Tabù” (2012) di Miguel Gomes e “Toni Erdmann” (2016) di Maren Ade dove si notano una certa attenzione e ricercatezza nelle immagini nei fotogrammi cinematografici.

Due stili espressivi
In quest’occasione si è lavorato sul concetto di amore come esperienza dolorosa, ossia sulla sofferenza generata da diversi avvenimenti tragici della vita. L‘esposizione, che è affrontata in una combinazione di due stili diversi, intende leggere interiorità del pittore Antonio Delle Rose e del fotografo Paolo Monina grazie alle opere del percorso espositivo dello SpazioArte. Tutt’e due sono importanti personalità del panorama artistico marchigiano che hanno voluto raccogliere la sfida di esporre in uno spazio piccolo nel cuore di Senigallia, ma non certo tra i più prestigiosi della città.

L’arte di provocare 
Il tema dei fiori di questa mostra è ispirato a Gina Pane, artista francese che lavorò sul concetto di amore come esperienza di amara disperazione. La sofferenza, che può essere legata ad un sentimento forte, fu da lei affrontata in una sorta di performance dal titolo Azione sentimentale (1973) allestita presso la Galleria Diaframma di Milano. Il progetto espositivo dello SpazioArte è stato sviluppato tenendo in considerazione i lavori degli anni ’80 quando l’artista non ha più utilizzato il suo corpo nelle installazioni, ma ha incominciato ad accostare materiali differenti, facendo emergere dal suo lavoro la sofferenza fisica e morale da cui lo spettatore tendeva a scappare. Un interessante articolo del 2009 di Salvatore Maresca Serra ha aperto una riflessione sul dolore e sul pensiero negativo come evoluzione della filosofia di Shopenhauer. Ragionando su questo tema, Antonio Delle Rose e Paolo Monina hanno voluto esplorare nuove forme di ricerca in cui l’intervento artistico possa dare delle risposte alla vita di tutti i giorni, ossia al superamento dell’isolamento della malattia, del dolore oppure dell’esclusione sociale. L’arte cerca di correggere la paura di poter sbagliare, imponendo a se stessi dei divieti forti che diventano tabù.

Antonio Delle Rose
Le rose del pittore pesarese, piene di spine, possono ferire e creare delle lacerazioni alla meno od alle braccia. Il bel fiore si trasforma in un’arma di sofferenza, quando tentiamo di cogliere una rosa perché gli aculei entrano nella nostra pelle (se non facciamo attenzione). Questa ipotesi di interpretazione dei dipinti di Antonio Delle Rose in questa mostra può essere letta in una chiave leopardiana: “ non c’è uomo così profondamente persuaso della nullità delle cose, della certa e inevitabile miseria umana, il cui cuore non s’apra all’allegrezza anche la più viva…” (Zibaldone, 2 gennaio 1829). Ossia l’uomo si vuole avvicinare alla rosa che rappresenta il bello ed il sublime, ma il dolce incanto si spezza subito al contatto con il dolore delle spine delle rose che proteggono il gambo affinché non venga reciso e muoia il fiore.

Paolo Monina 
Le calle adagiate a terra o sul tavolo fanno pensare a dei corpi inermi che hanno rifiutato di continuare a vivere. Questo tema riflette l’istinto artistico di Paolo Monina che sente molto vicino il surrealismo e lo stile di Man Ray. L’effetto pittorico e patinato di toni violacei o blu cede ancora più rarefatto l’ambientazione in cui è stato posto il mazzo di fiori. Grazie alle fotografie di Paolo Monina si amplifica di più il sentimento della negazione e del rifiuto tipico di chi non ammette qualsiasi forma di emancipazione sociale o affettiva. Pertanto all’individuo non rimane che accettare inerme e in solitudine qualsiasi cosa perché non rimane all’uomo che guardare!

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