The end

Dal 12 agosto al 30 settembre presso lo Spazio Arte di Fondazione A.R.C.A. Onlus in via Fratelli Bandiera 29 a Senigallia si terrà l’evento espositivo “The end” che rubricherà il lavoro di Alessandro Gagliardini (fotografo), Enzo Bellini (incisore) Cristina Messora( pittrice). La scelta di mettere insieme tre figure così diverse tra loro è avvenuto non casualmente, ma pensando al loro stile e alla tecnica del bianco e nero dagli artisti usata. La mostra è ispirata ai film in bianco e nero italiani che sono una grande risorsa culturale e fanno parte del patrimonio dei Beni culturali.
In occasione della giornata inaugurale il 12 agosto alle ore 21 presso la Biblioteca Speciale in via Maierini 34 a Senigallia, l’esperta delle arti Cristina Messora realizzerà un laboratorio di arte creativa rivolto ai bambini dal titolo “Il carosello”.

Le acqueforti di Enzo Bellini

“Lavoro, faccio, cancello, come sempre,

e come farò per tutta la vita”.

(A. Fontanesi)

La inquieta sensibilità e un gusto difficilmente appagabile hanno indotto Enzo Bellini (Santa Sofia 1932- 2015)  ad accostarsi a quegli ambienti piemontesi. Egli  matura nell’ambiente torinese un linguaggio artistico grazie alla vicinanza dei pittori  Attilio Aloisi  e  Felix de’ Cavero  da cui impara diverse  tecniche espressive: la pittura,  l’incisione, la grafica pubblicitaria e l’illustrazione.

Egli ha compiuto una scelta rigorosa di fronte alla ricerca di rappresentazione della natura nelle sue opere: nella larga trama orizzontale di pianura e di cielo ha tessuto scarsi elementi verticali, uno o due alberi, per esaltare al massimo il senso della luce e dello spazio. Bellini compie, grazie anche alla lezione di Antonio Fontanesi, una sapiente analisi del vero: egli semplifica le linee del terreno o del paesaggio perché il virtuosismo topografico non lo interessa.

La sua posizione  di fronte alla natura si può giustificare come una sorta di nostalgia del passato  perché quel mondo da lui rappresentato  non esiste più. Grazie alle sue doti grafiche (maniera e acquatinta), Bellini riesce a dare alle sue opere effetti pittorici di una  certa intensità.

Le acqueforti sono il frutto della ricerca di uno spirito colto, difficile ed intellettuale che osserva i modelli del passato perché spinto dal desiderio di perfezione e di emulazione, perciò sperimenta diverse tecniche esistenti per raggiungere  il risultato finale.

La  vernice, che ricopre la lastra, non oppone nessuna resistenza alla punta d’acciaio.  Bellini ha insistito nelle prove di stampa e ha tentato di raggiungere con il metallo risultati sempre più perfetti, riproducendo  la matrice incisa col bulino o con la puntasecca, e adottando morsure multiple nella ricerca di nuovi effetti tonali.

Le poche stampe esposte nello “SpazioArte” della Fondazione A.R.C.A. sono, dunque, sufficienti a comprendere lo stile e la poetica dell’artista e lo strumento tecnico: una luce intensa, in grado di stemperare la fisicità dei corpi per conferire la vitalità al tratto, più evocativo che sintetico, volto a scarnificare l’immagine, ormai priva di ogni valore plastico.

Andrea Carnevali

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